venerdì 2 dicembre 2011

Autunno Arabo

Le prime elezioni in Egitto dopo le rivolte della cosiddetta Primavera Araba sono state segnate della vittoria delle formazioni islamiche, sia moderato (Fratelli Mussulmani) che radicale (Salafiti). Chi credeva che dopo la cacciata di Mubarak e il movimento di piazza Tahrir l'Egitto si avviasse verso una democratizzazione in senso occidentale resterà probabilmente deluso.
Ma a ben guardare i segnali c'erano tutti, le rivolte della primavera araba sono state contraddistinte dalla mancanza di un fine politico preciso ed unitario. Non c'era una finalità politica precisa ed anche le rivendicazioni libertarie erano riferimenti vaghi e confusi a libertà e democrazia.
Il motore del malcontento è stato principalmente di origine economica e in tutti questi mesi non è emersa una corrente politica che potesse opporsi ai militari e agli islamisti.
E così scacciato il tiranno si è venuto a creare un vuoto politico enorme che, nel caso egiziano, i militari hanno tentato goffamente di colmare. Senza però riuscirvi.
E così al momento di andare a votare gli stessi giovani che manifestavano in piazza contro il regime di Mubarak hanno votato per formazioni Islamiste, consci dei rischi che l'imposizione della Sharia comporterebbe per le libertà individuali.
Ma in un paese dove la corruzione è all'ordine del giorno e lo stato sociale pressoché inesistente il rigore e le politiche assistenziali dei Fratelli Musulmani devono sembrare un faro nella nebbia. Anche se già sono stati riportati casi in cui squadracce di barbuti armati di bastoni hanno interrotto concerti e ripreso donne che vestivano all'occidentale.
In tutto questo è importante sottolineare come in un periodo di crisi economica e politica mondiale Il mito del benessere occidentale si è enormemente affievolito. Se è vero, ad esempio, che dopo la caduta del muro di Berlino nei paesi dell'est europeo la prospettiva dell'incremento del benessere, garantito dall'equazione democrazia + libero mercato, è stata una forte spinta verso l'occidentalizzazione, oggi la stessa prospettiva appare alquanto appannata.
E così l'occidente che aveva ottusamente e superficialmente giubilato per le rivolte nei paesi della primavera araba si trova dinnanzi, come risultato delle prime elezioni libere in decenni, uno scenario che probabilmente è quanto di più lontano da quello auspicato.
Come si suol dire: It's Demoracy, baby!